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Progettare in base all'energia!

23/9/2013

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Da quando ho iniziato la professione dell’ingegnere sono sempre stato attento alle misure da adottare in edilizia per ridurre l’impatto energetico che può avere un fabbricato. Purtroppo non sempre è facile far capire ai cittadini che spendere 10 in più oggi vuol dire recuperare 100 domani e soprattutto lasciare ai nostri posteri un mondo più pulito. L’inquinamento da fonti rinnovabili è il pericolo più grande che dovremo affrontare nell’immediato futuro, ecco perchè bisogna partire subito e bisogna partire bene, realizzando degli interventi che minimizzino i consumi superflui per il riscaldamento e il raffrescamento di un edificio.

Al fine di conseguire l’efficienza energetica dell’edificio, spesso, la progettazione della sua forma e del suo orientamento passano in secondo piano. Più facilmente, si richiede il raggiungimento di tale obiettivo agli impianti, ignorando il contributo che una corretta concezione dell’edificio può offrire per la riduzione dei consumi ed il miglioramento del comfort ambientale. Una progettazione energeticamente efficiente si basa sul controllo di alcuni parametri che in questo breve articolo andremo ad analizzare.

1. Fattore di forma S/V

La geometria dell’edificio incide particolarmente sulle prestazioni energetiche. Il fattore di forma è il rapporto tra il totale delle superfici disperdenti ed il volume lordo riscaldato. Un edificio energeticamente efficiente deve registrare un fattore di forma basso. Non a caso gli edifici passivi sono compatti, caratterizzati da un S/V<0,6, privi di rientranze nelle volumetrie e con vani scala esterni al volume riscaldato.

2. Orientamento e distribuzione dei locali

La localizzazione dell’edificio svolge un ruolo fondamentale nell’agevolare lo sfruttamento dell’irraggiamento solare e nel massimizzare i contributi “passivi”, specie nella stagione fredda. Alle latitudini italiane ciò avviene se si espone il lato maggiore dell’edificio verso sud.

3. Parametri delle superfici verticali

L’involucro agisce da filtro sulle oscillazioni della temperatura esterna, consentendo il mantenimento di una temperatura costante all’interno dell’edificio. 

4. Dispersioni attraverso il solaio controterra

La realizzazione di una struttura posta contro terra richiede un’attenta fase progettuale che deve soddisfare i seguenti obiettivi prioritari:

  • preservare l’edificio dalla risalita di umidità capillare;
  • assicurare un idoneo isolamento termico (legge 311/06);
  • creare una barriera alla risalita di gas radon, se presente nel sottosuolo;
  • assicurare un’adeguata resistenza meccanica e stabilità dimensionale.
5. Appori solari indiretti: serre solari

I sistemi per la captazione dell’energia solare si distinguono in sistemi attivi, quando utilizzano impianti meccanici e/o elettrici e sistemi passivi quando non necessitano di sistemi impiantistici ma consentono di ridurre il fabbisogno energetico sfruttando gli apporti solari. Un esempio caratteristico di sistema passivo impiegato nella costruzione di edifici passivi è la serra solare. La serra solare è uno spazio, chiuso e vetrato, addossato all’edificio, collegato ad esso mediante una o due aperture. La serra si comporta come un accumulatore di calore, con i seguenti vantaggi:

  • minor dispersioni di calore verso l’esterno;
  • apporti solari diretti;
  • apporti solari indiretti.
Per evitare surriscaldamenti nei mesi estivi, la copertura deve prevedere aperture che favoriscano il ricambio d’aria.

6. Schermature

La forma e l’orientamento dell’edificio non sono in grado, da soli, di controllare la radiazione solare, specie nella stagione estiva. In caso di nuove costruzioni o ristrutturazioni di edifici esistenti, il DL 311/06 introduce l’obbligo di sistemi schermanti esterni per gli edifici con superficie utile superiore ai 1000 mq.

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Case accessibili!

23/9/2013

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Dopo una lunga attesa sono state pubblicate sul BURC Calabria le graduatorie definitive relative al bando pubblico regionale denominato "Case Accessibili".

E' con un certo orgoglio che constato il raggiungimento di un ottimo risultato per lo Studio Tecnico di Ingegneria Civile "TreZeta", frutto di un gran lavoro fatto nella programmazione e progettazione degli interventi da sottoporre all'analisi della Commissione.

Ebbene, il 100% delle domande presentate nei comuni di Marano Marchesato, Marano Principato e Rende, sono state approvate ed ammesse a contributo.
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Risparmiare energia!

23/9/2013

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L’ultima Energy Building Performance Directive è stata pubblicata sulla GUUE il 18 giugno 2010 ed è entrata in vigore il 9 luglio 2010, mentre la vecchia EBPD 2002/91/CE è stata abrogata il primo febbraio 2012. Scaglionata, invece, tra il 9 gennaio e il 9 luglio 2012, l’applicazione delle varie disposizioni, con proroga massima al 31 dicembre 2015 per l’applicazione dell’art. 12 relaivo al rilascio dell’attestato di prestazione energetica. Quest’ultimo certifica la quantità di energia richiesta dall’edificio per il condizionamento degli ambienti interni. La certificazione è stata individuata come lo strumento più efficace per promuovere la riduzione dei consumi energetici in edilizia, per diffondere la cultura del risparmio energetico nonchè per avviare i meccanismi correlati (incentivi statali e defiscalizzazione). L’attestato, da esibirsi in fase di compravendita o locazione di un edificio, sta diventando cultura e non semplice formalità burocratica, nonchè un vero e proprio parametro del valore di un immobile.

Immutato l’obiettivo, così come riportato nell’art. 1, ossia promuovere il miglioramento della prestazione energetica degli edifici all’interno dell’Unione, introducendo però come fine ultimo lo standard di edificio ad energia quasi zero per le nuove costruzioni da realizzarsi a partire dalla fine del 2020. Data anticipata a fine 2018 per gli edifici pubblici.

Si riuscirà ad ottenere questo importante risultato?

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Sempre più ridicoli!

10/9/2013

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La vicenda del POS obbligatorio per tutti i professionisti ha scatenato e continuerà a scatenare una discussione molto accesa. In linea di massima sono tutti contrari, eccetto coloro che la norma l’hanno realizzata. Dopo gli Architetti infatti arrivano anche gli Ingegneri a contestare l’obbligo del pagamento elettronico.

Tuona Zambrano, Presidente del CNI: “Una cosa inaccettabile!”: è un ulteriore balzello per i professionisti e per i loro clienti e non  ha nessuna finalità di lotta all’evasione e al sommerso. “(…) Tale lotta non può essere utilizzata come paravento per taglieggiare ulteriormente un sistema professionale che affronta una crisi drammatica senza alcun sostegno pubblico”.

Dal 1° gennaio 2014 coloro che effettuano attività di vendita di prodotti e di  prestazione di servizi dovranno accettare i pagamenti effettuati attraverso carte di debito o altri strumenti di pagamento elettronici. Gli ingegneri stimano che  circa 60 milioni di euro possano trasformarsi da reddito dei professionisti a rendita per il sistema bancario.

La novità è frutto del Cresci-Italia 2.0, ovvero il decreto sulla digitalizzazione dell’Italia, fortemente voluto dal Governo Monti e in modo particolare dal Ministro Passera (ex amministratore delegato di Banca Intesa). Sebbene l’attuazione dell’obbligo sia subordinata all’emanazione di alcuni decreti attutivi, questi ultimi potranno prevedere l’estensione a ulteriori strumenti di pagamento elettronici, anche con tecnologie  mobili.

Basta fare qualche calcolo per accorgersi di quanto sia onerosa questa misura. Al  professionista è richiesto di farsi carico dei  costi di installazione del POS (mediamente intorno ai 100 euro), del pagamento di un canone mensile (mediamente  intorno ai 30 euro) e del pagamento di una commissione su ogni transazione che può superare anche il 3%. Supponendo una commissione media dell’1% su ogni transazione, per le sole prestazioni erogate dai professionisti tecnici nel settore delle costruzioni, si tratta di 60  milioni di euro l’anno!

Il Presidente del CNI sottolinea come gli onorari dei professionisti siano stati ormai ridotti al lumicino dall’abrogazione delle tariffe e da una crisi di mercato che porta gli stessi professionisti, per ottenere gli incarichi, a praticare ribassi medi di oltre il 40% (con punte superiori all’80%) nel settore dei bandi di progettazione.

Gli ingegneri sostengono che il divieto di effettuare pagamenti superiori a 1.000 euro è già  sufficiente a sradicare la quasi totalità dei pagamenti in nero per i professionisti, in particolare  per quelli tecnici, che chiedono l’immediata cancellazione della contestata disposizione e che eventuali misure sostitutive di lotta all’emersione siano introdotte a “costo zero” per i professionisti, già costretti ad affrontare da soli la più grave crisi economica del dopoguerra.

Io mi chiedo ma i nostri rappresentanti e noi tutti liberi professionisti quando ci decideremo a far sentire la nostra voce facendo terminare tutte queste inutili innovazioni che stanno facendo morire il sistema ingegneristico italiano.

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L’alta ingegneria italiana è partita dal Meridione!

10/9/2013

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Diverso tempo un mio professore di Tecnica delle Costruzioni affermò che l’ingegneria civile italiana era di gran lunga la migliore al Mondo. All’epoca questa frase mi sembrò alquanto altezzosa e priva di fatti oggettivi, visto che comunque tra le nazioni più evolute il nostro sistema ingegneristico fatica, oramai, a proporre delle soluzioni avveniristiche.

Ma oggi leggendo il Corriere dell Sera mi è venuto sotto gli occhi un articolo alquanto interessante in cui si sosteneva la tesi secondo la quale la moderna ingegneria antisismica è nata sotto il dominio dei Borboni nel Regno delle Due Sicilie, subito dopo il terremoto del 1783 che causò circa 30.000 vittime.

I danni politici e sociali, pressoché incalcolabili, spinsero i Borbone delle Due Sicilie a redigere le prime norme antisismiche d’Europa: un codice per la costruzione degli edifici che raccomandava l’utilizzo di un’intelaiatura lignea all’interno della parete in muratura. Quando costruite «a norma», le case reggevano, grazie all’elasticità del legno – e questo si vide già nei terremoti del 1905 e del 1908, che pur essendo eventi tellurici importanti (magnitudo 6,9 sulla scala Richter) non provocarono nei «nuovi» edifici altro che «danni non significativi, con limitate porzioni di muratura collassate».

Allo stesso modo si comportò anche il palazzo del Vescovo di Mileto, ricostruito dopo il 1783 adottando gli accorgimenti antisismici contenuti nel regolamento borbonico. L’edificio è ora completamente abbandonato e in evidente stato di degrado, ma la sua struttura ha attraversato oltre 200 anni di storia senza cedimenti.


Questa stessa tipologia di struttura è stata ora sottoposta a una serie di test nel laboratorio di prove meccaniche dell’Istituto per la valorizzazione del legno e delle specie arboree del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Ivalsa) di San Michele all’Adige (TN). La parete è stata costruita con la collaborazione del Dipartimento di Scienza della Terra dell’Università della Calabria (Unical) per analisi chimiche e petrografiche al fine di ottenere, oltre alle caratteristiche dimensionali e di apparecchio della muratura intelaiata, anche simili prestazioni meccaniche di malta e pietre. 

“Si tratta – spiega Nicola Ruggieri, ricercatore dell’Unical – di una riproduzione pressocché identica di una parete dell’edificio vescovile a Mileto, in scala 1:1, costituita da muratura rinforzata da un’intelaiatura lignea”. La specie legnosa utilizzata è stata identificata nei laboratori Ivalsa come castagno calabrese. “Per le prove – spiega Ario Ceccotti, direttore di Ivalsa e responsabile scientifico del progetto insieme a Raffaele Zinno dell’ateneo calabrese – abbiamo imposto alla sezione una serie di spostamenti alternati nelle due direzioni via via crescenti, così da simulare il comportamento alle azioni sismiche della parete intelaiata”. 

La parete ha mostrato un eccellente comportamento antisismico, evidenziando una buona duttilità garantita dal riempimento interno dei telai – con qualche piccola espulsione di muratura – mentre gli stessi telai di legno (sia le aste sia i nodi) sono rimasti quasi completamente integri. “Già nel 1908, in seguito al catastrofico terremoto che distrusse Reggio e Messina – continua Ruggieri – il geografo Mario Baratta, fondatore della sismologia storica, rilevava le buone qualità sismiche dell’edificio di Mileto. Oggi al Cnr-Ivalsa abbiamo avuto conferma di tale resistenza”. 

Alla prova ha assistito una delegazione del COST Action FP 1101 Assessment, Reinforcement and Monitoring of Timber Structures, composta da circa cinquanta studiosi provenienti da tutto il mondo. “L’esito del test – conclude Ceccotti – ha dimostrato chiaramente che un sistema costruttivo ideato a fine Settecento come quello borbonico è in grado di resistere a eventi sismici di una certa rilevanza e che questa tecnologia, una volta compiuti i dovuti approfondimenti e adottando sistemi di connessioni innovativi, potrebbe essere favorevolmente applicata a edifici moderni garantendone stabilità e dando sicurezza alle persone che li abitano”.

I risultati sperimentali del progetto saranno presentati in occasione dell’incontro internazionale H.Ea.R.T 2013 (Historic Earthquake-Resistant Timber Frames in the Mediterranean Area) organizzato da Unical e Cnr-Ivalsa, in collaborazione con Università di Minho, Atene e Istanbul e ICOMOS Wood Scientific Committee, che si terrà a Cosenza il 4 e 5 novembre.

Il convegno ha già raccolto contributi da molti paesi del Mediterraneo (Marocco, Portogallo, Albania, Grecia, Turchia, Egitto, Italia, Usa, Giappone e Cina) che si contraddistinguono per la presenza sul territorio di edifici caratterizzati da pareti in muratura con intelaiature lignee simili a quelle realizzate in Calabria alla fine del ‘700 

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    Autore

    Gaetano Zupo


    "Ingegnerizzami" 
    è curato dall'
    ing. Gaetano Zupo.
     
    Raccoglie tutto quello che di meglio hanno realizzato le tecniche ingegneristiche nel Mondo. 


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