Le principali priorità del piano possono essere riassunte nel divieto di abitare nelle zone ad altissimo rischio di alluvione, nei lavori di manutenzione dei corsi d’acqua e di difesa dei centri abitati, nel recupero dei terreni abbandonati, nella difesa dei boschi, nella protezione delle coste e delle lagune esposte all’innalzamento del mare, nell’assicurazione obbligatoria per le costruzioni nelle zone a rischio di inondazione e nella riattivazione dei Bacini idrografici.
Queste misure sembrano un copia-incolla delle precedenti normative e non introducono nulla di nuovo. Il vero problema è il controllo del territorio, si deve dar forza alle amministrazioni comunali di poter definire delle zone in cui è vietato costruire, abitare, lavorare perché a rischio idrogeologico.
La cosa che comunque fa più paura è la nuova “tassa” camufatta da assicurazione obbligatoria sugli edifici che ricadino nelle zone a rischio. Partendo dal presupposto che non esiste il concetto del rischio pari a zero, buona parte del nostro territorio comunale è a rischio idrogeologico, il che vuol dire che buona parte della nostra popolazione dovrà munirsi di questa assicurazione obbligatoria contro gli eventi climatici catastrofici.
Concludo dicendo che una parte delle risorse per il riassetto idrogeologico dell’Italia sarà ricavata innalzando ulteriormente le accise sui carburanti!